L'IMMAGINE DELL'ANIMALE
23 SETT 2019 - 26 GENNAIO 2020
OPERE IN TICINO DA METÀ IX AL XX SECOLO
ESPOSIZIONE
Il rapporto dell’uomo con l’animale risale a tempi remoti. In ogni epoca questo rapporto rientra sotto varie forme in tutte le grandi indagini nella storia sociale, economica, materiale, culturale, religiosa e simbolica. Già a partire dal Libro della Genesi, alle origini della creazione, si delinea ciò che nel corso della storia a venire sarà considerata la visione antropocentrica dell’universo. Ponendo l’uomo al centro di tutte le cose e manifestazioni del mondo naturale e spirituale, si afferma inevitabilmente la posizione di superiorità, giustificata da svariate tesi e congetture, dell’essere umano rispetto agli altri esseri viventi. Dalla religione alla filosofia, dalla letteratura alle arti la storia dell’animale si intreccia in un legame indissolubile e complesso con la storia dell’uomo.
Aldo Crivelli, figura da cui queste mostre prendono costantemente spunto, ha manifestato un grande interesse per la raffigurazione di animali, specialmente nella seconda parte della sua vita. Nella fattispecie e in modo preponderante ritroviamo nel gatto e nei pesci i soggetti di maggior interesse. In entrambi i casi bisognerà leggere questi dipinti in chiave di dialogo interiore con sé stesso, in una sorta di esteriorizzazione sulla tela di sentimenti, sia di gioia che di malessere.
Da questo punto di partenza la mostra presentata negli spazi museali della Fondazione Mecrì, vista l’ampiezza della tematica proposta, intende restringere il campo al solo periodo che va dalla metà del XIX al XX secolo, prendendo in analisi opere realizzate sia da artisti ticinesi che provenienti da fuori Cantone e stabilitisi in Ticino nel corso della loro vita. Dalla scultura e pittura animalier di Lorenzo Vela e Luigi Chialiva, passando per i pittori en plein air Filippo Franzoni e Adolfo Feragutti Visconti.
Al fianco di riconosciuti protagonisti dell’arte ticinese quali Cherubino Patà, Remo Rossi, Felice Filippini, Nag Arnoldi, Claudio Baccalà, presenti in mostra con dipinti e sculture rappresentativi sia per lo stile che per i soggetti ritratti, ritroviamo autori meno studiati, ma altrettanto validi, come Battista (Titta) Ratti, Costante Borsari, Renzo Fontana. Ad arricchire il ‘bestiario’ ticinese, ritroviamo un inedito e raro frammento di uno studio per un affresco di Filippo Boldini, ad oggi mai esposto.
Non mancano opere di artisti di derivazione espressionista provenienti dal nord delle alpi quali Ignaz Epper, Richard Seewald, Wilhelm Schmid. Questi ultimi si iscrivono in quella categoria di personalità che una volta trasferitesi in Ticino vissero appartati senza intessere grandi relazioni con la realtà locale, ma che lasciarono in eredità una notevole parte della loro produzione artistica. Guido Gonzato si inserisce ad ulteriore rappresentanza della pittura espressionista, ma di provenienza dalla vicina penisola. Si aggiungono opere di Italo Valenti così come Rosalda Gilardi Bernocco, quando ancora, prima di raggiungere il Ticino e fare la conoscenza di Arp, Nicholson e varie altre personalità del mondo dell’arte, si esprimevano in un linguaggio artistico pienamente figurativo. Oppure una piccola opera di Marino Marini, di frequente in Ticino nel corso della sua vita, risalente agli anni Settanta raffigurante un cavallo sprovvisto del suo cavaliere.
Il tema attorno a cui ruota la mostra della Fondazione Mecrì, è assieme alto e umile e popolare, è un tema a cui l’arte, da sempre, ha dato un amplissimo contributo per cui una mostra tematica di questo genere finisce coll’offrirci uno spaccato vivo e significante sull’intera produzione artistica locale sull’arco di quasi un secolo.
La mostra è accompagnata dal catalogo delle opere con testi di Paolo Blendinger e Diego Stephani.