ALDO CRIVELLI
Aldo Crivelli conta tra le figure centrali del panorama culturale ticinese del XX secolo. Uomo versatile e impegnato attivamente su vari fronti, coltiva interessi in vari ambiti: la storia, l’archeologia, l’arte e la museologia, per citarne soltanto alcuni tra i più importanti. Dedica tutta la vita alla crescita culturale ticinese, è un instancabile promotore della salvaguardia del patrimonio archeologico cantonale e un valido ricercatore.
Con grande dedizione ha cercato di infondere, presso le autorità pubbliche come al comune cittadino, l’importanza di una maggior consapevolezza del valore del patrimonio culturale. Il suo contributo si colloca negli anni in cui le istituzioni culturali ancora dovevano affermarsi, a lui si deve ad esempio la costituzione a Locarno nel 1944 dell’Ufficio di Ispettore degli Scavi e dei Musei, che nel 1963 diventerà poi Ufficio dei Monumenti Storici a Bellinzona e nel 1997 Ufficio dei Beni Culturali. Sulle orme di Emilio Balli, progetta di trasformare il Castello di Locarno in un vero e proprio Museo Archeologico Cantonale, dimostrando sin da subito la sua grande sensibilità per un sistema museale ticinese.
Accanto agli impegni istituzionali, si dedica a scritture divulgative, nel 1938 fonda la «Rivista Storica Ticinese» e fino all’ultimo scrive regolarmente, anche con gli pseudonimi “Lallo Vicredi”, “Settebello” e “Gavroche”, su quotidiani e riviste, distinguendosi per la sua penna forbita e pungente e affrontando questioni di carattere culturale, politico e di attualità.
L’archeologia è uno dei suoi principali campi d’interesse, a cui dedica gran parte della sua ricerca vantando un’ampia bibliografia sull’argomento. È un archeologo formato sul campo e prende parte a numerose campagne di scavo, partecipando in prima linea al rinvenimento di varie importanti Necropoli, le Castelliere di Tegna e il Ripostiglio di un fondiere di Bronzo ad Arbedo.
All’impegno costante nella promozione culturale ticinese, Aldo Crivelli affianca una vena creativa che esprime soprattutto con la pittura e il disegno. Nonostante prediliga mantenere la pratica artistica in una dimensione intima, dagli anni trenta aderisce ad alcune mostre collettive e sarà celebrato con una personale nel 1975.
Tra le sue opere spicca una vocazione per il disegno che, oltre a dar luogo a un notevole corpus di opere su carta, si declina in varie forme: progetti grafici per la sua Rivista, disegni e lucidi di reperti archeologici, schemi topografici, progetti tecnici, caricature, illustrazioni per racconti e progetti per celebri Feste locali.
Nasce a Chiasso il 18 giugno
Frequenta le scuole elementari e dal 1918 la Scuola tecnica di Chiasso.
Il 22 ottobre 1918 muore il padre, colpito dalla pandemia di spagnola
Il 3 giugno muore anche la madre a causa della pandemia. Orfano, viene affidato alle cura di vari parenti, tra questi Nonna Rosa a Cadegliano.
Segue lezioni private a Luino e frequenta la Scuola Tecnica a Varese.
Soggiorna a Münchenstein dal fratello Alfonso e a Basile dal fratello Pompeo.
Frequenta e termina la Scuola Tecnica di Mendrisio. Vive tra Pizzamiglio e Chiasso.
Nell’estate del 1923 è tirocinante presso un negoziante di carta a Basilea.
Svolge un corso alla scuola di commercio di Basilea, dove si appoggia al fratello Pompeo.
Ad autunno si iscrive probabilmente alla Scuola di Arti Decorative a Monza.
Studia a Monza, svolge alcune attività come verniciatore a Ginevra e decoratore a Chiasso.
A inizio 1926, Ezio si trasferisce in Africa.
Si diploma presso la Scuola di Monza. Si iscrive poi alla Scuola Normale di Locarno. Conosce Ugo Zaccheo e si divide tra Mendrisiotto e Locarnese.
Si diploma come Maestro di Scuola elementare. In estate soggiorna a Basilea dove lavora come decoratore-imbianchino. Viene incaricato come docente di cultura generale per il corso apprendisti a Lugano. Abita a Melide dove esegue il primo affresco nel ristorante Hotel Rivera.
Frequenta l’ambiente culturale locarnese e incontra Virginia Pisenti.
Conosce il mecenate Carlo Rossi.
Partecipa alla sua prima esposizione, a Zurigo. Lavora molto con Ugo Zaccheo, soprattutto nell’ambito delle scenografie per le feste popolari.
Scrive su “Il Cittadino”, studia la tradizione dell’affresco in Ticino.
Conosce Alexandre Cingria. Inizia la decorazione della ‘Caverna degli Dei’ a Locarno.
È trasferito come docente a Locarno. Da gennaio scrive sulla “Gazzetta di Locarno”.
Con Zaccheo, decora l’Avenue de la Croix d’Or a Ginevra in occasione della Festa dei Costumi.
Segue qualche corso di architettura al Politecnico di Milano.
Con Zaccheo, vince il premio per il Bozzetto per la decorazione della sala del Consiglio di Stato a Bellinzona.
Si trasferisce in un appartamento a Muralto e il 31 ottobre sposa Virginia Pisenti.
È tra i membri del nuovo comitato della Società del Museo di Locarno.
Ottiene la patente di maestro di Scuola Maggiore. Intraprende un viaggio di studio in Italia.
Cura la sua prima mostra dedicata a Giuseppe Antonio Vanoni. È amico di Giuseppe Zoppi.
Entra in contatto con l’archeologia. È molto impegnato con la Società del Museo di Locarno e nella creazione della collezione per il Castello visconteo.
Diventa Ispettore onorario dei monumenti per il Distretto del Locarnese e compie interventi per la conservazione e restauro di beni artistici.
Pubblica la monografia Giovanni e Pietro Beretta architetti da Brissago 1500-1600.
Diventa vice-direttore al Castello visconteo.
Conduce le prime indagini archeologiche e entra in contatto con archeologi lombardi e svizzeri.
Il 27 settembre nasce la figlia Ilaria Virginia Angioletta.
Rafforza il sodalizio con Carlo Rossi e condivide con lui la passione dell’archeologia.
Collabora alla rivista “Centauro”. Intraprende vari viaggi in Italia e in Svizzera.
Diviene Socio della Società Archeologica Comense. Nel 1936 inizia a scrivere per “L’Eco di Locarno”.
Tra il 1936 e il 1937 si trasferisce con la famiglia a vivere in casa Zaccheo a Rivapiana di Minusio.
Scrive il primo Memoriale sui Musei.
Aderisce a varie esposizioni in Svizzera e alla Mostra ticinese d’arte dell’800 e contemporanea al Castello di Trevano.
Progetta e fonda la “Rivista Storica Ticinese”.
Dirige lo scavo archeologico della necropoli di Solduno in collaborazione con la Commissione svizzera del lavoro archeologico volontario.
Collabora alla mostra Artisti Ticinesi del ‘600 e ‘700 a Locarno.
Partecipa alla mostra Arte Ticinese presso la Kunsthalle di Berna.
Da agosto 1939 a ottobre 1941, presta servizio militare alla ‘Reggenza di Sant’Annunziata’ presso Ronco sopra Ascona.
Nel 1939 è direttore e disegnatore di un ulteriore scavo a Solduno, eseguito con un’équipe di volontari ticinesi.
Redige il secondo e il terzo Memoriale sui Musei.
Nel 1940 pubblica uno studio su La storia della famiglia Crivelli dalle origini al secolo XIV, cura la rubrica Effemeridi dal sottosuolo sulla rivista “Illustrazione ticinese”.
Dal 1940 è segretario della sezione ticinese della SPSAS.
Contribuisce in modo determinante alla promulgazione del Decreto legislativo per la tutela dei ritrovamenti archeologici del 26 gennaio 1942 e al relativo regolamento entrato in vigore nel 1944.
Nel 1943 pubblica l’Indice del “Bollettino storico della svizzera italiana” e l’Atlante preistorico e storico della Svizzera italiana.
Nel 1943 diviene vice-presidente della sezione ticinese della SPSAS ed è nominato nel comitato centrale della stessa.
Nel 1944 redige il nuovo Statuto della Società del Museo di Locarno ed è eletto conservatore delle collezioni di storia, arte e archeologia al Castello di Locarno.
Nel 1944 diventa Ispettore dei Musei e degli scavi del Cantone Ticino.
Si interessa di araldica e esegue vari stemmi per privati e per Comuni.
Acquista una casa a Burbaglio dove si trasferisce con la famiglia.
Conclude la stampa della ‘Rivista Storica Ticinese”.
Avviene il ritrovamento del “ripostiglio” di un fondiere di bronzi dell’età del Ferro a Arbedo-Castione.
Scopre l’insediamento a Muralto e lavora al rinvenimento di una struttura dotata di impianto termale.
Pubblica L’art renaissant en Suisse. Ottiene la patente di guida per l’automobile e da allora può trasportare personalmente i reperti archeologici.
Nel 1949 è vice-direttore della rivista “Svizzera italiana”.
È insignito Accademico d’onore dall’Accademia di Belle Arti di Perugia.
Organizza nel palazzo delle Isole di Brissago la prima mostra monografica su Giovanni Serodine.
Nel 1951 riesuma il carnevale di Locarno “Re Kapiler” e dirige il correlato foglio satirico “Briscola”.
Partecipa alla realizzazione della Festa dei Fiori a Locarno nel 1952 e nel 1954.
Nel 1953 avviene il ritrovamento di Ascona della necropoli del Nuovo Cimitero.
La figlia Ilaria sposa Armando Merlini il 29 ottobre 1955.
Nel 1956 diventa direttore del Museo di Locarno. Collabora e redige programmi per la RSI.
Il 12 novembre 1956 nasce la nipote Donatella Merlini.
Nel 1958, si aggiunge all’incarico di Ispettore dei Musei e degli scavi l’ispettorato dei Monumenti.
Organizza il trasloco dell’Ispettorato da Locarno a Castel Grande a Bellinzona.
Cura la pubblicazione Cinquant’anni di protezione dei monumenti storici artistici della repubblica e del Cantone Ticino 1909-1959. Compila in ordine per Distretto l’Elenco cantonale dei monumenti storici artistici della repubblica e del Cantone Ticino iscritti dal 1911 al 1960.
A settembre 1961 dimissiona volontariamente dalla carica di Ispettore dei Musei, degli scavi e dei monumenti.
Progetta una nuova palazzina a Burbaglio, con al piano terra una Galleria d’arte.
Si trasferisce a Villa Miranda, in Via Borenco a Minusio.
Nel 1963 è incaricato dall’Unione delle Banche Svizzere di realizzare un progetto per un Museo dell’opera degli artisti ticinesi nel mondo e di pubblicare un inventario dell’opera degli artisti ticinesi all’estero.
Nel 1964 svolge l’ultima indagine archeologica a Muralto, Villa Liverpool.
Pubblica i primi volumi della collana Artisti ticinesi nel mondo.
Intrattiene contatti con il British Museum di Londra per i suoi studi sulla revisione della necropoli di Giubiasco.
Compone i fascicoli sui Nuovi concetti sul calcolo differenziale e Nuovi concetti sui numeri relativi immaginari e neutri.
Inizia a scrivere su “Il Paese” e usa lo pseudonimo Settebello.
È tra gli oppositori al progetto di Legge urbanistica del 1969.
Pubblica varie revisioni di studi archeologici precedenti, modificando alcuni parametri di riferimento per la cronologia della Protostoria ticinese.
Pubblica il terzo e il quarto volume della collana Artisti ticinesi nel mondo.
Si dedica al progetto della fattoria “Al Marcio” sul Piano di Magadino che inaugura nel 1974.
Nel 1973 collabora con “Il Giornale del Popolo”. Nel dibattito sui problemi viari di Locarno, è tra i promotori del ponte galleggiante sul Verbano, in opposizione ai fautori della galleria di circonvallazione.
Nel 1975, a Palazzo della Sopracenerina, si tiene una sua ampia mostra personale.
Pubblica in oltre 100 puntate lo Schedario storico-archeologico su “Il Giornale del popolo”.
Scrive trenta lezioni sulla Romanizzazione del Ticino per la RSI, trasmesse nel programma Corsi per adulti.
Dal 1979, scrive sulla “Gazzetta ticinese” con lo pseudonimo Gavroche.
Il Tribunale Federale ordina l’abbattimento della Fattoria “Al Marcio”.
Lavora alla Piccola Guida per il Castello e Museo di Locarno ma non fa a tempo a pubblicarla.
Partecipa ad una mostra collettiva presso il Centro culturale e museo Elisarion.
Il 12 luglio 1981 muore a causa di un aneurisma.